La frase che spesso ho sentito circolare tra i livornesi a proposito del turismo della nostra città è: “Ma chi vuoi che ci venga a Livorno, non c’è nulla!“. Effettivamente non possiamo paragonare Livorno a Firenze, Pisa, Roma, Venezia e altre che hanno autentici gioielli turistici, ma anche la nostra città ha tante piccole perle che, messe insieme e valorizzate, potrebbero costituire un autentico tesoretto.
Voglio raccontare l’esperienza che ho fatto con degli amici francesi che abitano nell’Alta Savoia. Sebastien con la moglie Laetitia e il piccolo Antoine di quattro anni vennero nell’agosto 2011 a trovarci. Il marito è un ingegnere informatico e la moglie è una segretaria esperta in commercio internazionale.
L’appuntamento era davanti al Monumento dei 4 Mori, dato che venivano da Genova. All’arrivo la mamma e il figlio erano in ottima forma, mentre il marito, che aveva preso un’insolazione, era in pessimo stato e a stento si reggeva in piedi. La fame di sole e di mare era stata troppo forte e il francese, senza protezione, ne aveva pagato il fio.
Malgrado ciò, dalla posizione dove è possibile vedere i quattro nasi dei Mori, iniziai a parlare del monumento e della storia della città. Trascorso un certo periodo, mentre rientravamo in macchina, vidi gli occhi del bambino spalancarsi: un pescatore gettava i resti del pesce pescato dai pescherecci ai gabbiani, che gli ruotavano sulla testa. Pareva di essere al circo, dato che il pescatore, vista la meraviglia di Antoine, gettava il pesce in maniera mirata e a effetto.
Terminato lo spettacolo, dato che l’amico francese camminava a stento, pensai di far loro visitare l’acquario. Antoine impazziva nel carezzare le razze nella vasca e a vedere così tanti pesci. Poi siamo saliti con l’ascensore sulla terrazza della stessa struttura e lo spettacolo mozzava il fiato: era una giornata bellissima e si vedeva il cielo e il mare con dei colori irreali e sullo sfondo le isole. Scenario indimenticabile!
Gli amici francesi mangiarono a casa mia poi rientrarono all’albergo Max Hotel.
Il giorno dopo il marito era ancora debilitato per cui pensai a un programma che si svolgesse al fresco e dove ci fosse poco da camminare: il Museo di Storia Naturale. La Sala del Mare e il Museo furono molto ammirati dai miei ospiti. Addirittura feci una tesserina di socio sostenitore ad Antoine che l’appezzò molto. L’Orto botanico ci accolse con un profumo inebriante di macchia mediterranea: il rosmarino si mescolava alla menta e leggendo i cartellini delle piante officinali feci un figurone.
Il giorno dopo Sebastien stava un poco meglio ma era ancora debilitato. Per far divertire Antoine pensai di prendere la funicolare in piazza delle Carrozze fino a Montenero. Fu un’idea geniale perché la funicolare nella mente di Antoine, divenne un’astronave che decollava e atterrava e vi passammo tutto il tempo che il biglietto ci concedeva (75 minuti).
Il Santuario di Montenero era bellissimo e rimasero molto stupiti dai voti per grazia ricevuta, in particolare quello della ragazza rapita dai pirati sulla spiaggia, finita nell’harem del sultano e riscattata dal fratello e quello del carabiniere salvato dalla medaglietta della Madonna, che salvò il proiettile.
Poi illustrai il Famedio degli uomini illustri livornesi: conoscevano Mascagni e non sapevano che Modigliani fosse livornese.
All’ora di pranzo andammo al Ristorante Conti, dove il gestore, visti degli stranieri, si presentò personalmente: “Partiamo con un antipastino mare-terra?” esordì. “Per carità di Dio” risposi io: “Questo mio amico ha avuto un’insolazione giorni fa ed è tuttora disturbato, cosa gli consiglia?“. “Allora gli faccio preparare un pesce lesso e patate lesse“. Sebastien, che aveva scrutato il menù alla ricerca di quanto potesse essere meno dannoso per il suo intestino, notò che il pesce lesso e le patate lesse non erano nel menù e lo disse, al che il gestore rispose che li avrebbe fatti preparare appositamente.
“Mai in Francia in un ristorante sarebbe possibile ordinare piatti fuori dal menù” esclamò meravigliato il mio ospite. “Voi italiani siete superiori“.
Nel pomeriggio andammo nel bel parco di Villa Fabbricotti, ove i genitori a turno visitarono la Biblioteca Labronica. Qui ebbi modo di nuovo di raccontare la storia di Livorno Città delle Nazioni.
Nei giorni successivi i miei amici si organizzarono facendo i bagni ad Antignano, pranzo molto spesso al Ristorante Conti o da amici e poi, dopo aver riposato, visita alla città o dintorni. Livorno si presentava in tutta la sua bellezza: il Romito, la passeggiata a mare, Villa Mimbelli, il Museo Fattori, il quartiere Venezia, il Mercato Centrale, il giro dei Fossi, il porto, il Teatro Goldoni, il Cisternone e così via. I miei amici rimasero meravigliati ed entusiasti della città. Il lungomare, “ove tutti corrano”, il mare pulito e limpido, la gentilezza degli abitanti verso gli stranieri e in particolare i bambini, i giardini pubblici…
Era musica per le mie orecchie. Partirono dicendo che quest’anno sarebbero ritornati perché il mare era necessario particolarmente ad Antoine, dato che vive nell’Alta Savoia. Sfortunatamente, anzi fortunatamente, questa estate non sono potuti venire perché Antoine ha avuto una sorellina Elodie, ma faranno il possibile per ritornare l’anno prossimo.
Questa mia esperienza mi ha fatto riflettere: ma Livorno non potrebbe tornare una città alla moda per le vacanze? I miei amici francesi la vedono già così.
Dobbiamo smetterla di dire: “A Livorno non c’è nulla!“.
Tutti dovrebbero fare il minimo per rendere la città più accogliente e pulita: non lasciare materiali ingombranti per le strade e non sporcare i muri. Basta poco: inoltre Livorno pullula di Associazioni di volontariato nei campi più svariati, e allora perché non fare un salto di qualità: forse si potrebbero creare delle nicchie d’interesse turistico. Così come ci auguriamo che siano molti i livornesi a firmare per il restauro, senza alcuna spesa da parte dei cittadini, del Tempio della Congregazione Olandese Alemanna (esempio di architettura neogotica), grazie all’iniziativa promossa dal FAI, Fondo Ambiente Italiano, con i mezzi della Banca Intesa San Paolo. In caso di vittoria (siamo in ballottaggio con la reggia di Carditello e il Parco e il Castello di Miramare), si assicurerebbe il lavoro a diverse persone per qualche anno, ma soprattutto farebbe un’enorme pubblicità a Livorno città turistica. Pure il restauro e la riapertura delle Terme del Corallo e della rotonda di Ardenza (sembra che qualcosa si stia movendo dopo anni di attesa…), delle stesse Fortezze (quella nuova è chiusa da lungo tempo), e la conservazione della Torre del Marzocco, non fruibile, dei cimiteri storici e di tante altre bellezze e monumenti che potrebbero fare di nuovo di Livorno una città turistica.
Personalmente ho cercato di farlo e quattro persone pensano di trascorrere le prossime vacanze da noi e non nel loro paese: se tutta la città la pensasse in questo modo Livorno potrebbe tornare a essere un centro turistico e alla moda come lo fu in passato.
Giovanni Giorgetti
Ottobre 2012
Teseo
Concordo e sottolineo la Torre del Marzocco. Non fruibile, appunto, e quindi inesistente. Diamoci da fare per “liberare” questo monumento UNICO AL MONDO.